La società delle critiche e del buon esempio.
Se avessimo messo nel titolo di questo articolo "Baby gang e vandali" avremmo commesso un grosso e fuorviante errore. Cioè quello di cadere nel luogo comune secondo il quale la responsabilità dei vandalismi debba ricadere unicamente sul "disadat-tato" di turno, sul bullo, o sulla maleducazione. In coscienza sappiamo che l'atto vandalico o le scritte ingiuriose, per quanto esecrabili possano essere considerate, sono l'espres-sione del fallimento educativo della società nel suo insieme. Le manifestazioni di disagio mal espresso che sfociano in franchi atti vandalici devono essere certamente prevenute, contenute e, se necessario, sanzionate, ma l'individuazione delle responsabilità ultime è un argomento che non può essere affrontato semplicisticamente. Nel nostro borgo ci sono orari e luoghi consolidati per demolire, sfregiare e dar sfogo a comportamenti antisociali. Ad esempio, da anni si ripetono danneggiamenti al complesso di S. Michele, con danni economici notevoli, eppure ancora oggi non è stata messa in atto alcuna contromisura in grado di contenere il fenomeno. Anche partendo da altri esempi si arriverebbe comunque al tasto dolente che oltre al "delinquente" esiste anche il problema della mancanza di controllo del territorio. Tra i cittadini è infatti molto sentita la necessità di un controllo efficace della forza pubblica, o secondo alcuni, di un "poliziotto di quartiere", ma la realtà è che a Montecelio neanche l'isola pedonale dove giocano i bambini viene fatta rispettare ad automobilisti e motociclisti “indisciplinati”. Questi bambini, non stanno forse già apprendendo che le regole si possono anche infrangere impunemente?
Comitato Montecelio
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