Immondizia, topi e rischio epidemie, tra amianto e discariche abusive. Il Comitato Città Termale inoltra un esposto per denunciare la situazione
TIVOLI TERME - Un’area colma di cumuli di rifiuti di ogni tipo: liquidi industriali, rovine di elettrodomestici, tubi di plastica, ruote di gomma e tra tutto questo, lastre di eternit sparse e frammentate. Materiale scaricato in tranquillità e liberamente in una zona presto trasformata in una discarica a cielo aperto. Una zona dimenticata. Stiamo parlando degli oltre settanta ettari di terreno incustodito a ridosso dello stabilimento delle Acque Albule, dell’ex polverificio Stacchini. C’è di più, di fatti, della presenza di accampamenti rom che compongono la oramai nota baraccopoli che cresce in modo esponenziale, di solito proprio in coincidenza con gli sgomberi dei campi nomadi della Capitale, in un continuo ergersi di casupole e ricoveri di fortuna, un villaggio fantasma spesso teatro di blitz e demolizioni da parte delle Forze dell’Ordine. Mentre l’Amministrazione comunale sta cercando soluzioni sul fronte della messa in sicurezza dell’area - su cui grava la proprietà privata di una Società che è in mano a un curatore fallimentare (stato che impedisce interventi concreti) - si alimentano problemi d’ordine pubblico, d’integrazione, umanitari e, soprattutto, ambientali. A segnalare lo stato di fatto e a riportare l’attenzione su quella che appare come una vera e propria bomba ad orologeria, è ancora il Comitato Città Termale, presieduto da Salvatore Ravagnoli, che in data 13 ottobre ha inoltrato un esposto all’attenzione del prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro, del sindaco di Tivoli Giuseppe Baisi, alla Polizia municipale, al dirigente della Asl RM/G e al settore Urbanistica, per denunciare l’emergenza. “La situazione ambientale dell’area ex polverificio Stacchini è precipitata, oltre che per l’insediamento continuo di gruppi rom/zingari, si ravvisa il pericolo ambientale dovuto all’amianto presente nell’area e maneggiato senza adeguata attenzione da tali gruppi con la conseguente immissione nell’aria delle sottilissime polveri d’amianto che danneggiano tutti i cittadini. Inoltre si fa presente la consuetudine ormai accertata che tali gruppi “brucino” gomme e cavi elettrici per procurarsi il rame da vendere e i cumuli di spazzatura creata da loro immettendo nell’aria possibili residui di diossina”. A destare preoccupazione maggiore è anche l’estremo degrado che si estende tra i cespugli e le strutture semi diroccate della vecchia area industriale, più volte bonificata. Condizioni al limite della decenza quelle in cui si trovano gli occupanti che vivono tra immondizia, topi, e rischio epidemie. “Si richiede un immediato controllo dell’area dove si ravvisa anche la presenza di minori che vivono in condizioni oltre il limite della decenza igienico-sanitaria. Tali situazioni - si legge nell’esposto - sono aggravate dalla presenza di spazzatura divenuta oramai “sala giochi” per questi minori che potrebbero determinare con il passare del tempo, il ritorno di malattie ormai scomparse nel nostro paese, quali la scabbia, la malaria ed altre ancora, se non si ricorrerà al più presto ad un’adeguata copertura sanitaria”. Scene sconfortanti nei mesi estivi lungo il canale di scolo dell’acqua delle piscine termali che costeggia la strada per Cesurni ed arriva fino al fiume Aniene: uomini, donne, bambini e neonati, nudi sul bordo del fosso che attendono d’immergersi a turno nell’acqua limacciosa per lavarsi. Nella segnalazione firmata da Ravagnoli si raccoglie anche l’esasperazione dei residenti che chiedono maggior controllo necessario per reprimere ogni fenomeno o attività criminale, oltre a scoraggiare re-insediamenti di campi nomadi o baraccopoli abusive, vista anche l’escalation di furti nelle abitazioni.
fonte DentroMagazine Silvia Valente
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